Tonno Fresco al Cartoccio

Quel che resta del tonno

Dei ragazzini stanno giocando sulla riva della spiaggetta con le cose  portate dal mare: conchiglie, rami, ciuffi di alghe rinsecchite e le immancabili bottiglie di plastica. Alcuni hanno messo insieme dei pezzi di legno calcinati dal sale e dal sole costruendo una sorta di pesce, anzi lo scheletro di un pesce. Gli chiedo cos’è che hanno costruito, che pesce è? Uno mi guarda serio e risponde: è quello che resta del tonno…

Loro sanno bene che del tonno non si butta via niente. Sono nati a Carloforte, sulla’isola di San Pietro, dove la pesca del tonno rosso fa parte della cultura  e dell’identità tabacchina. Non è un caso che fuori la Punta nord dell’isola venga ancora allestita la tonnara con reti fisse per intercettare, come avviene da secoli il tonno di corsa, cioè il tonno che dal’Atlantico dove vive entra tra maggio e giugno nel Mediterraneo, dove viene a riprodursi, percorrendo sempre lo stesso itinerario. E la tonnara di Carloforte, insieme a quella di Portoscuso, poche miglia di fronte sulla costa del Sulcis, sono le uniche due tonnare fisse rimaste attive in Italia.

Le tonnare chiudono perché quello che in gergo tecnico viene chiamato lo stock ittico del tonno rosso o blue finn, quello più pregiato e ricercato, è in grande diminuzione. Anzi la pesca esagerata praticata  con metodi degni di una guerra tecnologica ha fatto temere agli inizi degli anni 2000 che la specie si sarebbe semplicemente estinta. E non sono le tonnare fisse il problema, anzi.

Questi complessi sistemi di reti da pesca, ancorate al fondo del mare, che si estendono per chilometri hanno un’origine molto antica e sono state utilizzate per secoli per la cattura del tonno rosso nel Mediterraneo. É una pesca cruenta con arpioni, l’acqua della mattanza rossa di sangue, i tonni ancora vivi tirati dagli argani a bordo delle barche. Ma alla fine risulta una pesca molto selettiva: si pescano gli esemplari più grandi, maturi e si lasciano gli esemplari giovani che devono ancora riprodursi e soprattutto è stagionale, legata solo al breve periodo della migrazione del tonno. Inoltre il rapporto tra pescatori e pescato nella mattanza non solo è ufficiale e trasparente ma limita di molto la raccolta rispetto alle attività delle tonnare volanti, altamente tecnologiche, con grandi navi specializzate, aerei, radar e reti di circuizione,  pochi tecnici che attuano delle vere e proprie stragi. Una pesca non sostenibile e nella maggior parte dei casi praticata illegalmente perché fuori delle quote di prelievo fissate dall’Ue. Il tonno che finisce in tonnara fissa è solo una piccola percentuale del pescato e la gran parte se lo prendono le tonnate volanti. 

Le lobby della pesca sono potenti. Basti pensare che la Commissione internazionale per la conservazione dei tonni dell’Atlantico (ICCAT), creata nel 1969, è riuscita a stabilire le prime quote di pesca solo nel 1998 proprio quando ormai il destino del tonno sembrava segnato. Ma proprio allora si determinò una forte mobilitazione internazionale, sostenuta dal Principe Alberto II di Monaco e dalla sua Fondazione in collaborazione con il WWF, che riuscì a portare alla ribalta internazionale lo stato allarmante della sopravvivenza del tonno rosso. Una mobilitazione concreta che ebbe inizio convincendo i ristoratori e i negozianti del Principato a non vendere più quel pesce che risultava essere in via d’estinzione. Le grandi cose iniziano sempre con piccoli passi.

Un’altro fatto importante per la sopravvivenza del tonno rosso si è verificata nel 2010, alla conferenza di Doha, dove il governo monegasco ha chiesto ufficialmente di vietare il commercio internazionale della specie e a  consolidare la pesca tradizionale sostenibile esistente. Ma sotto la pressione del Giappone, che rappresenta l’80% del consumo mondiale di tonno rosso, la proposta al voto venne respinta. Tuttavia i dibattiti e la copertura mediatica internazionale legati a quel voto hanno creato una grande sensibilizzazione nell’opinione pubblica e negli attori del settore promuovendo una gestione più efficace della pesca del tonno rosso in linea con le raccomandazioni di scienziati e conservazionisti. Queste iniziative hanno determinato negli ultimi anni dei segnali che sembrano far pensare ad un’inversione di tendenza per la sopravvivenza del tonno rosso con numeri in ripresa che fanno ben sperare sull’efficacia delle quote di pesca assegnate a ciascun paese e sul rispetto dei controlli da parte dei singoli Stati.

Tuttavia rimane la grossa incognita della pesca illegale di cui non si posseggono dati certi. Il tonno che arriva nelle tonnare ormai è poco e la maggior parte non viene nemmeno pescato in modo tradizionale ma prelevato dalle reti e immesso in gabbie galleggianti per essere portato lontano, nei luoghi di ingrasso come Malta. Anche questa pratica, seppur legale, desta preoccupazione per la sostenibilità: prelievo di tonni troppo giovani che ancora non si sono riprodotti, enormi quantità di pesce mangime per nutrire i tonni ed inquinamento, malattie ed antibiotici, diffusi nel mare dei luoghi d’ingrasso.

Una curiosità: il Giappone grande consumatore di tonno rosso pratica da tempo l’allevamento ma quel tonno non è amato dai giapponesi che lo vendono a Taiwan, negli USA, e chissà dove (speriamo non in Italia) e comprano a mani basse il tonno rosso di corsa pescato nel Mediterraneo. Mica scemi! 

Solo per gli appassionati posto ora i punti chiave  dell’ultimo rapporto dell’ICCAT (International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas) sullo stato di salute del tonno rosso nel Mediterraneo e nell’Atlantico Orientale:

    • Recupero dello Stock: Le valutazioni più recenti (in particolare dal 2022) indicano che la biomassa del tonno rosso nell’Atlantico orientale e nel Mediterraneo ha mostrato un forte aumento dalla fine degli anni 2000. Ciò ha portato a un passaggio da un piano di recupero a un piano di gestione pluriennale.
    • Aumento delle Quote (TAC): A seguito del miglioramento dello stato dello stock, l’ICCAT ha gradualmente aumentato le quote totali ammissibili di cattura per il tonno rosso. Ad esempio, per il periodo 2023-2025, la TAC è stata fissata a 40.570 tonnellate.
    • Base Scientifica Robusta: Il recupero è supportato da evidenze scientifiche provenienti da diversi modelli di valutazione (come VPA, Stock Synthesis e ASAP), che mostrano tendenze simili nella biomassa riproduttiva e nel reclutamento.
    • Misure di Gestione Efficaci: Il successo è attribuito all’implementazione di misure di gestione rigorose, tra cui:
      • Quote di pesca controllate: Riduzioni significative delle quote negli anni passati e successivi aumenti graduali basati su dati scientifici.
      • Taglie minime di cattura: Generalmente 30 kg o 115 cm di lunghezza alla forca.
      • Divieto di utilizzo di aeromobili: Per il rilevamento delle scuole di tonno.
      • Programmi di osservatori e ispezioni: La presenza obbligatoria di osservatori sulle imbarcazioni più lunghe di 15m e un rigoroso sistema di controllo dei trasferimenti e trasbordi (documento elettronico di cattura del tonno rosso – BCD).
  • Limiti alla pesca ricreativa.
  • Incertezze Residue: Nonostante il recupero, permangono alcune incertezze riguardo alla portata e alla velocità esatta dell’aumento della biomassa riproduttori e sulla coerenza dei dati di reclutamento in analisi retrospettive. La cautela rimane all’ordine del giorno per evitare un ritorno alla pesca eccessiva.
  • Controlli Continui: L’ICCAT continua a monitorare attentamente lo stock e ad aggiornare le raccomandazioni di gestione in base alle nuove evidenze scientifiche. Vengono applicate procedure di gestione che definiscono come calcolare le TAC e come reagire a eventuali “circostanze eccezionali” che potrebbero indicare cambiamenti nella dinamica dello stock.
  • Sforzo di Pesca: Gli Stati membri devono garantire che lo sforzo di pesca sia commisurato alle possibilità di pesca assegnate e fornire piani annuali di pesca e gestione della capacità.

Bene, non sono risultati  lusinghieri ma almeno si puo affermare che quando i responsabili si muovono e si contrastano almeno un pò gli interessi delle lobby si determina almeno un’inversione di tendenza. E non è poco.

Il Tonno rosso quindi è un’eccellenza del Mediterraneo e non essendo una specie a rischio si può consumare. Tuttavia ti dico come mi comporto io, nel mio piccolo, a questo riguardo: lo mangio solo dove sono in funzione le tonnare, cioè nell’isola di San Pietro a Carloforte e a Portoscuso, nel Sulcis meridionale. Qui lo compro, anche per cucinarlo, in pescherie di fiducia in grado di darmi la certificazione che si tratti di tonno di Corsa, quindi pescato in tonnara. 

E se tutto questo vi ha incuriosito allora vi esorto ad andare a mangiare un’Imperiale di tonno rosso al ristorante Da Nicolo o il Tonno in umido alla tabarchina al ristorante U’ Baraché, entrambi a Carloforte. Sentirai che mangi!

Ma il tonno a Carloforte viene anche inscatolato. Costa caro ma ne vale la pena perche appena lo assaggi ti chiedi cosa hai mangiato finora al posto del vero tonno. Da provare assolutamente quello delle Tonnare P.I.A.M che credo provvedano all’inscatolatura anche del tonno dello chef Luigi Pomata, figlio d’arte, che teorizza la stagionatura del tonno in scatola conservato non in frigo ma al fresco asciutto per oltre 30 anni. Pratica sperimentale ovviamente.

Se queste ultime righe vi hanno un pò rinfrancato allora oltre alla storia posso postare una ricetta che amo particolarmente, quella del tonno rosso al cartoccio, dove i sapori e gli odori del tonno rosso di corsa fresco di primissima qualità comprato a Carloforte in periodo di tonnara dà tutto il meglio di sé in termini di consistenza, sapore e profumo di mare.

Foto in alto: lo stabilimento dell’antica Tonnara di Carloforte con le grandi  vecchie ancore usate  per fissare le reti sul fondo.

INGREDIENTI PER 4 PERSONE

  • 4 fette di tonno di corsa fresco
  • 1 cucchiaio di capperi sotto sale
  • 1 cipollina fresca
  • 1 limone,
  • 1 mazzetto di prezzemolo,
  • 4 cucchiaini di aceto di mele,
  • Qb olio, sale, pepe.

PREPARAZIONE

  1. Prendi le fette di pesce e senza lavarle e con tutta la pelle ponile su quattro fogli di carta da forno spennellati con un filo di olio EVO. Inumidisci le fette di pesce con un cucchiaino di aceto di mele, poi aggiungi del prezzemolo tritato, una leggerissima macinata di pepe nero e quindi metti a lato del pesce una rotella di cipolla fresca. Poni poi una fettina di limone su ciascuna fetta, aggiungi qualche cappero risciacquato del sale e bagna con un filo di olio EVO leggero. 
  2. Ora prendi i fogli con le fette di pesce e fanne tanti cartocci larghi alla base e chiusi in cima, come fossero tende indiane. Posa i cartocci su una teglia  e poi in forno a 180 gradi non ventilato e cuoci per 15 minuti.
  3. A cottura ultimata sistema i cartocci sui piatti dei commensali che procederanno a dischiuderli delicatamente arrotolando i bordi per non far uscire il sughetto. Ognuno avrà la sorpresa di venire avvolto da un profumo irresistibile sprigionato dal proprio cartoccio. Chi vuole aggiungerà un grano di sale. 
  4. Consiglio di accompagnare il piatto con un Nuragus di Sardegna ma nessuno si stupisca se dico che anche un rosso non corposissimo e morbido, come un Cannonau di Lillovè ci sta niente male.

Senti che mangi !