Acquacotta alla Biedana
C’è una cosa che i cucinieri sanno benissimo, ma che forse non sanno gli chef stellati: la ricetta perfetta non esiste, si cucina sempre con quello che c’è
Daniela e Nazareno qualche anno fa hanno comprato una casa a Blera, un borgo storico in provincia di Viterbo, nell’area della Maremma laziale, nota per le sue tradizioni rurali, l’allevamento dei cavalli e la cultura dei butteri. Il borgo ha un centro storico medioevale con stradine intricate, edifici in tufo e grotte
scavate nella roccia. Blera ha radici antiche, con vestigia di insediamenti etruschi e romani, come dimostrano le necropoli rupestri e i ponti sulle antiche vie. L’antico nome di Blera era Bieda, come testimonia ancora il nome del corso d’acqua che scorre li vicino, il torrente Biedano.
Dunque i nostri amici erano contenti dell’acquisto della nuova casa e dei bellissimi dintorni ma ci tenevano a fare un restauro rispettoso del borgo, in sintonia con i materiali e le tecniche di costruzioni tipiche del posto. Così sentono un pò in giro ma tutti consigliano un solo nome: Adorno. Lui è una specie di autorità in fatto di restauri, per lui il tufo ed il peperino non hanno segreti ed è un maestro nel ripristino di mura antiche, tetti, camini. Talvolta lo chiama perfino la Sovrintendenza per una consulenza. E’ fatta, Nazareno è un artista, lavora con i materiali che gli offre l’ambiente e quindi ci si intende subito e si diventa presto amici. Adorno è un personaggio, un autentico maremmano, noto nel paese e nella Tuscia viterbese. E’ avanti con gli anni ma da giovane ha fatto tanti mestieri tra cui anche il domatore di cavalli.
Conosce il territorio come le sue tasche. Così indica a Nazareno, che è anche un conoscitore di erbe selvatiche, i posti attorno al paese dove trovarne di buone per preparare un’antica ricetta maremmana: l’Acquacotta alla Biedana. Allora si va, si cerca, si raccoglie e si torna con un bel bottino di spontanee fresche, quelle che si riescono a trovare secondo la stagione. E con quelle si prepara una zuppa speciale, dal sapore antico, proprio come la facevano i contadini o i butteri la sera al ritorno a casa dopo una gionata di lavoro, raccogliendo le erbe che trovavano lungo i sentieri, unite a quelle poche cose che stavano nella dispensa.
La caratteristica di questa zuppa, che Daniela mi ha insegnato con pazienza a preparare, è che va cotta in un quarto d’ora, seguendo una tempistica rigorosa che è una sorta di rito antico, una modalità la cui origine si perde nel tempo.
Ora Adorno non c’è più, ma il suo ricordo a Blera è molto sentito. I tanti lavori che ha fatto nelle case medioevali del paese parlano di lui, parlano di un uomo generoso, con una maestria ed un senso del bello e del buono ormai difficili da trovare. Proprio come la sua Acquacotta alla Biedana.
Vogliamo provare a rifarla insieme in suo onore?
La ricetta
INGREDIENTI PER 4 PERSONE
- 1Kg di erbe miste (per la ricetta in foto ho trovato ed usato cicoria selvatica, tarassaco, foglie e fiori di borragine. Ma vanno benissimo anche il crespino, la ramoraccia, la base del cardo mariano e se sei fortunato anche due funghi cardoncelli).
Se sei in città puoi sostituire tutto questo con 1 Kg di cicoria di campo comprata al mercato. - 2 patate medie
- 2 spicchi d’aglio
- 2 cipollotti freschi
- 1 costa di sedano
- Qb peperoncino
- 2 pomodori da sugo
- 1 ciuffetto di mentuccia
- 4 foglioline di maggiorana
- 2 foglie di bieta
- Qb olio e sale
- 4 uova
- Pane casereccio a fette

PREPARAZIONE
Prepara prima le erbe: mondale dalle radici più grandi e terrose, dalle foglie secche e poi lavale in abbondante acqua corrente. Separa le parti delle erbe secondo la durezza ed il tempo necessario alla cottura: da una parte i gambi puliti, poi le coste e le foglie più dure, poi le foglie giovani e tenere e tienile da arte.
- Ora metti a bollire dell’acqua in un tegame considerando che non stai facendo unminestrone ma una zuppa consistente. Quindi poca acqua perché poi le verdure tireranno fuori la loro. Direi in un tegame da 24 cm non più di 3 o 4 dita d’acqua. Vale la regola che è meglio aggiungerne calda dopo, se dovesse servire, che averne troppa nella zuppa.
- Ora accendi il fuoco sotto il tegame e ponici dentro le patate sbucciate e tagliate in quarti, le cipolle affettate, il sedano a pezzi grossi e l’aglio intero.
- Da questo momento devi considerare un quarto d’ora per la cottura delle patate e quindi datti un bel ritmo per completare l’acquacotta in questo arco di tempo in cui dovrai portare a cottura tutte le verdure. Infatti cala subito anche i gambi delle erbe e poi le foglie più grandi lasciate quasi intere (devono essere riconoscibili) poi i pomodori a pezzi, un pò di peperoncino e tutte le erbe aromatiche. Non salare ancora, solo a fine cottura. Vai avanti con a fuoco dolce e con coperchio e quando vedrai che le patate stanno per arrivare a cottura cala le foglie giovani e tenere con la bieta, perché dovranno cuocere solo pochi minuti.
- Ora mescola un pò per far arrivare le erbe sul fondo del tegame a prendere il loro calore, sala un poco e quando vedrai che le patate cominciano a sfaldarsi un vuol dire che stai per finire il tempo di cottura. Rompi allora le uova e posale delicatamente nella zuppa usando la metà del guscio come una tazzina, copri e spegni il fuoco. Mentre le uova si rapprendono (ci vorrà un minuto) poni un paio di fette di pane in ciascun piatto poi con un mestolo coprile di zuppa cercando di distribuire in ogni piatto un pò tutti gli ingredienti ed infine metti le uova ormai rapprese al centro della zuppa che se vuoi potrai decorare con fiori eduli come quelli di borragine.
- Completa con un giro d’olio EVO e per gli impenitenti una sbuffata di pecorino.
Senti che mangi !
