Seadas

La storia
Al mercato di Carloforte
Il tipo che sta al banco dei formaggi ha i capelli tinti di nero corvino. Per questo tutti lo chiamano “il biondino”. Arriva col suo furgone frigo il mercoledì a Piazza Pegli insieme ad altri venditori che vengono da tutta la Sardegna per fare questa cosa antica di scambio e di conoscenza che è il Mercato. Un giorno sono qui, un altro a Teulada, poi a Calasetta chissà dove, portando il bendidio dei prodotti di questa terra meravigliosa: pecorini di Selargius, caprini di Fonni, salsiccia di Gonnosfanadiga – Gonnos per gli amici- miele del Campidano, lentiza -lenticchie- della Marmilla, pesche di San Sperate e quando é stagione i saporiti carciofi spinosi sardi. In primavera a Samassi ma anche a Uri e a Villasor si tengono sagre dedicate a questa eccellenza coltivata tradizionalmente nel medio e basso Campidano.
Un altro banco, primosale di pecora? Certo. Ne assaggi un pezzetto, fresco e compatto, fa gneeek sotto i denti, buono al naturale ma se servito su gallette o sfoglie di pane carasau grigliate, con pomodori secchi, basilico e un giro d’olio EVO di olive bosane acquisisce la dignità di un portata, un vero e proprio antipasto.
Il banco che vende almeno una dozzina di varietà di miele, tra cui quello dolceamaro di corbezzolo, ha dei grandi pecorini stagionati della Barbagia, alcuni affinati in grotta, scuri e sodi, con quel pizzicore sulla punta della lingua e così tanti retrogusti avvolgenti e prolungati. E poi i semistagionati che ancora profumano di pascolo come il Casizolu di Bortigali, una provola DOP di latte di mucca della tradizione sarda, morbido e dolce.
Al mercato puoi trovare il formaggio giusto per le seadas, il più famoso dei dolci della grande isola, che deve essere pecorino sardo non salato, fresco e un pò acidulo. Nella tradizione le donne sarde facevano questi dolci per accogliere i mariti pastori di ritorno dalla transumanza e per renderlo acido, lo avvolgevano in panni umidi per almeno 48 ore.
Grazie ai cosiddetti ambulanti, i coltivatori e i produttori fanno arrivare da tutta la Sardegna le loro eccellenze e attraverso queste ti parlano di se, del loro territorio, degli sforzi per mantenere tradizioni e qualità malgrado tutto.
Arrivano dall’entroterra sardo in questa isola che Sardegna non è, perché non è ancestrale e “terragna”, ma è uno scoglio nel mare, dove si parla ligure, dove si pesca il tonno, dove tutto sa di sale e per far crescere una zucchina o un pomodoro ci vuole la mano di Dio. Tutt’alpiù un pò di vigna, se il vino lo sai fare. Così il mercato è fatto più per la gioia dei turisti che per i carlofortini, i quali ci vanno si al mercato dei prodotti sardi, ma senza fidarsi troppo, quasi sospettosi. Ed in fondo anche con un pò di quel senso di superiorità che che ha la gente di mare rispetto a quelli che il mare neanche lo vedono. Come è quel detto? Se vuoi la saggezza sali la montagna ma se vuoi la conoscenza naviga il mare.
Nella foto un particolare dell’istallazione dell’artista Marta Fontana dal titolo “Formiche di Mare” dedicato ai Galanzieri, cioè alla gente di Carloforte che f ino agli inizi del secolo scorso per vivere caricava e trasportava con barche a remi i minerali grezzi dalle miniere della Sardegna all’Isola di San Pietro per lavorarlo.
La ricetta
INGREDIENTI PER 4 PERSONE
- 150 ml di acqua tiepida
- 300 g di semola di grano duro
- 1 pizzico di sale
- 30 g di strutto o di olio di oliva
- Qb Olio EVO per friggere
Per il ripieno
- 300 g di formaggio di pecora fresco e acidulo
- un cucchiaio di semola di grano duro
- 10 ml d’acqua
- scorza di un limone e arancia grattugiata
- olio d’oliva per la cottura
- Qb miele, preferibilmente di corbezzolo o castagno

PREPARAZIONE
- In un recipiente metti la semola, lo strutto stemperato e un pizzico di sale.
- Aggiungi l’acqua a filo e lavora finché l’impasto non sarà compatto.
- Poni l’impasto su una spianatoia e continua a lavorarlo fino a ottenere un composto liscio. Coprilo poi con un canovaccio e lascialo riposare perlomeno due ore.
- Grattugia il pecorino ed impastalo con le scorze degli agrumi grattugiati.
Ricavane delle minuscole polpettine profumate. Se dovesse servire riscalda un pochino il formaggio. - Ora prendi la pasta, col matterello o con la sfogliatrice stendi una sfoglia spessa circa 3 mm e con un coppapasta fai dei dischi di circa 10 cm di diametro. Sulla metà dei dischi poni una o due palline di formaggio impastato e chiudi la pasta sovrapponendo con l’altra metà dei dischi premendo bene i bordi con i rebbi di una forchetta.
- In una padella porta l’olio a temperatura, circa 190 gradi, e procedi con la frittura delle seadas, una o due per volta. Girarle con attenzione per non rompere le bolle che si formeranno sulla superficie della pasta.
- Quando saranno ben dorate e ricche di bolle toglile dall’olio e mettile a scolare su della carta paglia. Ancora calde ponile sul piatto di servizio e guarnisci con il miele prima di servirle.
Senti che mangi !
