Sarde in saor

Tra bacari e statue parlanti

“Ne vedemo soto el Moro in Canaregio” questo il messaggio di Giorgio, il mio vecchio amico veneziano, nel darmi un appuntamento per quella sera in laguna. Non avevo proprio capito dove ci dovevamo vedere, ma non me la sono sentita di chiedergli una spiegazione facendo la figura del “babacio”, così mi son arrangiato con Google e ne son venute fuori delle belle. Ho scoperto che il Moro non è altro che una storica statua “parlante” situata a Campo dei Mori, nel sestiere di Cannaregio. La statua secondo la leggenda dovrebbe rappresentare il Sior Antonio Rioba, ricco mercante greco venuto
dal Peloponneso (Morea da cui Mori) a Venezia insieme ai due fratelli con le loro navi piene di preziose stoffe orientali da da commerciare. Ma i tre fratelli erano anche degli avidi e degli imbroglioni e tentarono di raggirare una vecchia vedova che scoperta la truffa invocò la protezione divina. Presto fatto: furono trasformati in statue di pietra che, come monito, vennero poste agli angoli del loro ricco palazzo, Mastelli del Cammello. Ma la statua di Rioba è soprattutto un simbolo della Venezia più popolare, un punto di riferimento per leggende, tradizioni e ironia rappresentando nel tempo la voce del popolo  veneziano proprio come la famosa statua di Pasquino a Roma. Statua “parlante“ quindi in quanto punto di riferimento dell’espressione popolare. Sul Sior Rioba infatti venivano affissi biglietti, poesie e satire, spesso di carattere politico o sociale.
Inoltre toccare il naso rifatto in ferro di Rioba è considerato portafortuna. 

Ed è quello che ho fatto subito appena arrivato all’appuntamento con Giorgio. Poi, che fortuna, mi ha condotto in quello che lui sostiene essere il miglior Bacaro di Venezia dove, tra ombre e cicchetti, ho gustato delle ottime Sarde in Saor.

Ma come mi ha spiegato l’amico Giorgio, con la sua aria condiscendente da vecchio veneziano che conosce il mondo, le sarde in saor non sono semplicemente un antipasto gustoso; sono un vero e proprio concentrato della storia alimentare di Venezia, intrecciata indissolubilmente con la sua posizione geografica e la sua vocazione marinara. Le ha definite un cibo “da Viaggio” perché le sarde in saor hanno rappresentato una soluzione ideale per l’alimentazione a bordo delle navi veneziane che solcavano il Mediterraneo e si spingevano fino al Mar Nero e oltre.

Mentre gustavo il delizioso agrodolce della cipolla caramellata e dell’uvetta Giorgio ha continuato con i grandi pregi di quel cibo semplice ma carico di storia e di valori: la Lunga Conservazione grazie all’aceto, Il Valore Nutritivo grazie alle proteine, agli acidi grassi e alle vitamine, la Facilità di Consumo dato che si mangiano fredde e direttamente nella loro marinatura,
e con delle gallette diventano un Pasto Completo per l’equipaggio durante le lunghe traversate.

Un cibo geniale caro Giorgio: Un’altro goto de vin per celebrare le sarde in saor?

INGREDIENTI PER 4 PERSONE

  • Gr 600 di sarde fresche
  • Gr 800 di cipolle bianche
  • 30 grammi di uvetta appassita
  • 30 grammi di pinoli
  • 2 cucchiaini di zucchero
  • Ml 80 di aceto di mele
  • 2 foglie di alloro
  • Qb semola rimacinata
  • Qb sale
  • Qb olio EVO

PREPARAZIONE

  1. Cominciamo con le cipolle che devi tagliare a metà e mettere in ammollo in acqua fredda. Metti in ammollo in poco vino anche l’uvetta, tosta un poco i pinoli in una padella e quindi metti a sciogliere lo zucchero in un recipiente di vetro in cui verserai l’aceto.
  2. Poi passa al pesce: togli la testa alle sarde, aprile senza separare le due metà cioè come si dice a libretto. Quindi mondale delle viscere e delle lische poi lavale e ponile ad asciugare su carta assorbente. Ora infarinatele usando un piatto con dentro uno strato di semola in cui porrai le sardine premendole un poco su tutti e due i lati. Porta poi alla temperatura di 180° dell’olio in una padella in cui le sarde dovranno cuocere un poco per volta in immersione e quando saranno appena dorate ponile a scolare su carta paglia e poi provvedi a salarle e pepare con  mano leggerissima.
  3. Ora recupera le cipolle, sgrondale dell’acqua e tagliale a rondelle un pò spesse nel senso della larghezza, quindi mettile a stufare con poco olio coperte e a fuoco dolce finché non saranno appassite (ci vorrà circa un quarto d’ora). 
  4. Adesso aggiungi nella padella i pinoli tostati, l’uvetta scolata, le foglie di alloro e versa anche l’aceto zuccherato che farai sfumare a fuoco alto. Poi abbassa la fiamma e fai andare il tutto coperto a fuoco dolce ancora per una decina di minuti poi spegni.
  5. Ora riprendi le sarde scolate dell’olio in eccesso e disponile una accanto all’altra in una terrina o in un piatto da portata che possa andare in frigo. Quindi coprile bene con le cipolle in agrodolce aggiungi un filo di olio a crudo e mettile a riposare in frigo per almeno 12 ore. Puoi anche porle a strati alternando sarde e cipolle se il recipiente è più piccolo.
  6. Prima di servirle tira fuori per tempo il contenitore dal frigo per mangiarle temperatura ambiente con fette di polenta grigliata o pane carasau scaldato in forno con una goccia di olio.

Senti che mangi !