Baccalà mantecato
La storia
Chi poteva immaginare?
Infatti. Chi poteva immaginare che da un naufragio nascesse uno dei più grossi eventi della storia dell’Europa. Qualcosa che ha arricchito e ucciso, armato navi, scatenato guerre, dato lavoro, ma soprattutto nutrito milioni di persone per alcuni secoli in un intero continente?
Il merluzzo, e soprattutto la sua forma conservata sotto sale (baccalà) o essiccata (stoccafisso), ha rappresentato per secoli l’oro bianco che ha davvero nutrito un continente. Un pilastro fondamentale dell’alimentazione in Europa e, in misura minore, in alcune regioni del Nord America. La sua abbondanza, la facilità di conservazione e il valore nutrizionale lo hanno reso un alimento cruciale, in particolare per le classi più povere e per le popolazioni lontane dalle coste.
La pesca del merluzzo ha radici antiche, con testimonianze che risalgono all’epoca dei Vichinghi, che già intorno al IX-X secolo essiccavano il merluzzo all’aria aperta per conservarlo nei loro lunghi viaggi. Tuttavia, la vera svolta nella storia del merluzzo come alimento di massa si ebbe con la scoperta e la diffusione della salagione come metodo di conservazione.
I pescatori baschi sono spesso indicati come pionieri in questa tecnica, probabilmente già nel X-XI secolo. La salagione permetteva di conservare il pesce per lunghi periodi, rendendolo trasportabile anche su lunghe distanze e disponibile anche lontano dalle zone di pesca.
Ed è qui che si inserisce il naufragio di Pietro Querini, un evento storico realmente accaduto.
Pietro Querini era un nobile e mercante veneziano che, nel 1431, salpò da Candia (Creta) con la sua nave, la Cocca Querina, diretta nelle Fiandre. A causa di una serie di tempeste e avarie, la nave naufragò nel gennaio del 1432 sulle coste dell’isola deserta di Sandøy, vicino a Røst, nell’arcipelago norvegese delle Lofoten.
Dei 68 uomini che componevano l’equipaggio iniziale, solo 16 sopravvissero al naufragio e al successivo periodo di stenti sull’isola. Furono poi soccorsi dagli abitanti dell’isola di Røst.
Il racconto del suo naufragio e del suo soggiorno nelle isole Lofoten è giunto fino a noi grazie alle relazioni scritte dallo stesso Pietro Querini e da altri sopravvissuti. Queste testimonianze descrivono dettagliatamente le drammatiche circostanze del naufragio, la dura lotta per la sopravvivenza e l’inaspettata accoglienza ricevuta dalla popolazione locale. Nella permanenza sull’isola il nostro Pietro rimase impressionato da quelle lunghe distese di pesce steso ad asciugare al vento freddo del Nord.
Al suo ritorno a Venezia Querini illustrò davanti al Consiglio dei Dieci la bontà e l’utilità di quel cibo economico e disponibile, ma soprattutto trasportabile e conservabile e quindi adatto a nutrire i marinai veneziani nei lunghi viaggi commerciali. Ma la consacrazione del baccalà, che i veneziani continuano ancor oggi a chiamare stoccafisso, avverrà nel secolo seguente quando la Chiesa, durante il Concilio di Trento stabilisce una disciplina rigorosa dei digiuni, fissando i giorni di astinenza dalla carne il mercoledì, il venerdì, la
Quaresima e tutte le feste comandate. Sembra proprio che sia cominciato cosi il successo del merluzzo secco prima in Italia e poi in tutta Europa.
La crescente domanda di merluzzo e baccalà portò alla creazione di una complessa filiera economica e sociale:
- Pesca: Lo sviluppo di flotte pescherecce sempre più efficienti, con navi in grado di affrontare le difficili condizioni dell’Atlantico settentrionale. La pesca del merluzzo divenne un’attività cruciale per molte comunità costiere.
- Lavorazione: La salagione, l’essiccazione e il confezionamento del pesce, attività che spesso coinvolgevano intere famiglie e creavano importanti centri di lavorazione.
- Commercio e Trasporti: Lo sviluppo di rotte commerciali via mare e via terra per distribuire il baccalà in tutta Europa.
- Consumo: La diffusione del baccalà nelle abitudini alimentari di diverse classi sociali, con ricette e tradizioni culinarie specifiche che si svilupparono in ogni regione
L’Arrivo nelle Americhe:
Con le esplorazioni e la colonizzazione delle Americhe, anche il merluzzo e il baccalà attraversarono l’Atlantico. Le ricche zone di pesca di Terranova divennero un importante polo per la pesca e la lavorazione del merluzzo,
alimentando anche il mercato europeo. Nelle colonie americane, il baccalà divenne un alimento importante, soprattutto nelle regioni costiere.
Il nome di Cape Cod non vi dice niente? La penisola situata nella parte sudorientale dello stato americano del Massachusetts ricevette il nome di “Cape Cod” dall’esploratore inglese Bartholomew Gosnold nel 1602, dopo aver incontrato grandi banchi di merluzzo nelle acque al largo della sua costa.
Col tempo e lo sviluppo dell’industria della pesca e della onservazione creò addirittura un’aristocrazia legata al commercio del merluzzo salato.
Declino come Alimento “Povero” e Nuova Valorizzazione:
Nel corso del XX secolo, con il miglioramento delle condizioni economiche, la maggiore disponibilità di carne a prezzi più accessibili e l’introduzione di nuove tecniche di conservazione degli alimenti (come la refrigerazione e il congelamento), il baccalà ha gradualmente perso il suo ruolo di alimento “povero”.
Tuttavia, non è scomparso dalle tavole, anzi. Oggi, il baccalà è considerato un ingrediente pregiato in molte cucine regionali, con una vasta gamma di ricette tradizionali e innovative. La sua storia e il suo legame con la cultura alimentare di molte regioni europee e nordamericane gli conferiscono un valore che va oltre il semplice apporto nutrizionale.
*Consiglio la visione del Film Capitani coraggiosi (Captains Courageous) ambientato sui Grandi Banchi di Terranova. Il film del 1937, diretto da Victor Fleming è tratto dall’omonimo romanzo di Rudyard Kipling. Interpretazione indimenticabile di Spencer Tracy, che con il film si aggiudicò l’Oscar.
La ricetta
INGREDIENTI PER 6 PERSONE
Per il bollito
- 600 Gr di baccalà ammollato
- 20 cl di olio EVO
- 1 scorza di limone
- 1 foglia di alloro
- 1 spicchietto d’aglio
- 1 cucchiaio di latte freddo
- Qb pane carasau
- Qb sale e pepe

PREPARAZIONE
In genere compro una bella beffa di baccalà ancora salato al banco di fiducia del mercato e poi lo ammollo per 4 giorni sotto il mio personale controllo. Questo lavoro in più viene ripagato dal risultato perché purtroppo non siamo a Lisbona dove esiste addirittura una Via, Rua dos Bacalhoeiros, dove si possono comprare diverse qualità di merluzzo salato e dove provvedono anche al processo di dissalatura secondo regole auree che sono:
- Il baccalà intero viene lavato sotto acqua corrente per rimuovere il sale superficiale.
- Poi viene immerso in acqua fredda, coperto e lasciato in frigorifero.
- L’acqua viene cambiata ogni 8-12 ore, per almeno 3 giorni (consiglio 4), a seconda delle dimensioni e dello spessore del baccalà.
- Alcuni (opzionale) ammollano il baccalà nel latte per un’altra ora, per ammorbidirlo ulteriormente e renderlo più dolce.
Portato a termine questo rito, la cui fine viene salutata con giubilo da chi vive con me, pongo il baccalà in un tegame capace pieno di acqua fredda e in cui aggiungo la foglia di alloro e la scorzetta di limone. Porto a bollore e faccio
cuocere coperto a fuoco dolce per 10 minuti poi spengo e lascio che il baccalà si intiepidisca nella sua acqua. Quindi recupero il pesce con una schiumarola per scolarlo bene e adagiatolo su un piatto grande provvedo a rimuovere la pelle e le spine facendo bene attenzione a trovarle con la sensibilità delle dita nella polpa. A questo punto va iniziata la mantecata che nella tradizione si fa a mano con un cucchiaio di legno in un recipiente in cui si fa scendere l’olio come per montare la maionese. Tuttavia io mi trovo bene anche con il robot da cucina che ha un attrezzo sbattitore con dei frullini che ruotano e impastano a bassa velocità e non stressano la polpa. In mancanza potete montare le lame in plastica. Procedo con la mantecatura calando l’olio a filo per far montare la polpa. Quando comincia ad addensarsi metto giù lo spicchio d’aglio tritato – anche meno o niente se non lo gradite – ed un cucchiaio – non di più mi raccomando – di latte freddo che farà assumere al mantecato un bell’aspetto lucido. Continuo con delle piccole pause cercando di non far scaldare il robot e quando il baccalà avrà assunto l’aspetto di una crema compatta assaggio per regolarmi sul sale da aggiungere e poi metto un pizzichino di pepe. Metto il tutto in una terrina e poi in frigo coperto bene per almeno 2 ore per farlo ben rapprendere ed insaporire. Poi fuori, per tempo, per servirlo a temperatura ambiente.
Un consiglio per servirlo: avete la paletta a molla per fare le palline di geleto?
Bene, è ora di usarla! Formate delle palline di baccalà mantecato aiutandovi con un filo di olio nell’incavo della paletta e ponetele in fila in un piatto lungo da portata infilando su ogni pallina, come fosse la vela di una barchetta, una piccola sfoglia di pane carasau riscaldato.
Che scena prima di gustare questa specialità veneziana…
Senti che mangi !
